di Arianna Pascetta e Gianna Di Gianbattista
Il complesso conventuale, oggi dedicato a San Nicola da Tolentino (1245-1305) sorse nel 1595 anche se si è a conoscenza di una visita del vescovo di Chieti già nel 1576. Probabilmente vi era un preesistente oratorium con caratteristiche tipiche della chiesa fienile.
Secondo la Relazione Innocenziana del 1650, il convento venne fondato da un frate agostiniano della comunità di Cantalice in provincia di Rieti. Fu inserito nella Congregazione Perugina detta di Santa Maria del Popolo che aveva come casa centrale il convento romano dove l’osservanza era iniziata tra il 1385 e il 1387 e che ebbe conventi anche a Perugia, Sulmona, L’Aquila e Fabriano.
Il convento dedicato inizialmente a Santa Maria delle Grazie, ricalca le caratteristiche degli eremi urbani agostiniani, fuori dalle mura del paese ma con aperture strettamente connesse al tessuto culturale e sociale del borgo. Presenta ancora oggi un portale in pietra recante in cima lo stemma dell’ordine degli agostiniani: Il cuore trafitto da una freccia e il pastorale.
Constava di dodici stanze, tre camere, cantina, cucina e stalle. Aveva diversi terreni adiacenti coltivati e molti frutteti. La forma del convento era senza chiostro e si appoggiava direttamente alla roccia che caratterizza il terreno su cui poi si è sviluppato l’intero complesso.
Nel corso del XVII secolo, il convento non verrà chiuso a seguito della soppressione dei piccoli conventi messa in atto da Innocenzo X ma crebbe fino a contare alle sue dipendenze il convento di Chieti considerato sua grangia.
Con il “Regio decreto” del 17 febbraio 1861, vennero soppressi alcune comunità e ordini religiosi, mentre nel 1866 fu tolta la loro capacità patrimoniale. Il 17 marzo 1868 fu firmato l’atto di cessione della Chiesa degli ex agostiniani al demanio statale, con l’obbligo di tenerla aperta alla devozione e al culto dei sanvalentinesi.
Una parte del convento è andata irrimediabilmente perduta mentre più della metà è sopravvissuta come palazzo signorile. Con una delibera di giunta comunale del 1885, l’edificio del convento venne venduto a Michele Olivieri, fratello di Silvino, eroe del Risorgimento italiano, di cui sposò la moglie Leocadia de Cambacérès. Delfina, a cui il palazzo è dedicato è la figlia di questa coppia, prematuramente scomparsa.
La facciata con sviluppo verticale, oltre al portale in pietra con gli stemmi degli agostiniani, presenta un pannello con l’immagine di San Nicola, realizzata nel 1939 su piastrelle di ceramica da Rinaldo Pardi (1898-1945) di Castelli e più in basso una finestra a lunetta.
L’impianto interno è ad una sola navata con cappelle laterali classiche con altari impreziositi da stucchi modellati e sculture appartenenti a diverse epoche storiche che testimoniano le attività continue degli scalpellini locali.
All’ingresso due acquasantiere a muro in marmo del XVII secolo e una lapide sepolcrale (*) del 1870. In prossimità del presbiterio un crocifisso in legno dipinto, risalente al XVIII secolo.
Sopra all’altare maggiore un dipinto che raffigura la Madonna con bambino e angeli del XIX secolo.
In cantoria, si erge il prezioso organo costruito da Quirico Gennari nel 1839, appartenente a una delle famiglie più note di organari che hanno operato nel centro sud Italia. La cassa armonica dove è inserita la parte fonica, impreziosita da lesene corinzie, dorature e motivi floreali risale alla prima metà del ‘700 ed è attribuibile all’architetto ebanista Ferdinando Mosca (1685-1773).
L’ex convento dal 2004 ospita varie Associazioni e il ‘Museo dei fossili e delle ambre’.